Articoli – Il Professionismo … femminile.

Da Betapress.it - luglio/2019

Grandissime le “ragazze mondiali” nel calcio, Federica Pellegrini, del nuoto ne ha scritto la storia, Sofia Goggia e Michela Moioli che hanno dimostrato di essere delle campionesse non solo sul campo, o meglio in pista, ma anche sul “palco” di Losanna dove ci hanno regalato insieme ad una straordinaria squadra le Olimpiadi del 2026. 

Proprio leggendo la lettera, "Ecco l’Italia che mi piace. Lavora come un’orchestra e conquista l’Olimpiade" che trovo semplicemente meravigliosa, di Sofia Goggia apparsa nei giorni scorsi sul Corriere della Sera mi è venuto in mente un articolo, verso il quale non posso usare lo stesso aggettivo, apparso un anno fa su “huffington post” a firma Giulia Belardelli, che titolava “Bistrattate e vincenti. Le atlete italiane vincono tantissimo ma per lo Stato italiano sono tutte “dilettanti”. 

Sul “bistrattate”, se ben intendo dallo “Stato”, perché se fosse riferito al mondo sportivo sarebbe di tutta evidenza risibile, mi permetto di avere qualche dubbio, sentite le parole espresse dalla massima autorità sportiva governativa, il Sottosegretario Giancarlo Giorgetti, anche recentemente dopo l’assegnazione delle Olimpiadi. Ci tengo a ricordare che sul palco di Losanna sono salite, per quanto riguarda gli sportivi praticanti: Sofia Goggia, Michela Moioli, Arianna Fontana ed Elisa Confortola.

Ho da poco finito di leggere un libro molto interessante, “Moment of lift” di Melinda Gates che parla di “empowerment” delle donne come una delle chiavi per ridurre tanti dei problemi che affliggono il nostro pianeta. La Sig.ra Gates, in uno dei passaggi, a mio modo estremamente significativo,  spiega quanto sia stato fondamentale includere le donne nei progetti di ricerca dello sviluppo delle sementi in quanto nei Paesi più poveri, siano prevalentemente loro sia a seminarli che a cucinarne il raccolto. 

Questo esempio, non ha nulla di filosofico, ma è basato su un sano pragmatismo e su quelle vere “pari opportunità” che sarebbe auspicabile ed opportuno dare a tutti; donne, uomini, alti, bassi, belli, brutti etc.

Nello Sport, come ho avuto modo di scrivere più volte, esiste la tanto abusata a parole e poco applicata nei fatti "meritocrazia". Chi è più veloce, più preciso, chi fa il punteggio migliore, chi salta più lungo, chi fa meno colpi, insomma chi fa meglio degli altri, secondo le regole, vince. Stop!

E se anche la singola competizione può essere falsata per un qualsiasi motivo, nell’arco di un campionato o di una stagione questo non succede mai o quasi. 

Nell’articolo dell’huffington post si parla del professionismo femminile nel senso che la sua assenza, o quasi, sia svilente dell’attività svolta, cosa molto lontana dalla realtà. Innanzitutto si omette che il golf prevede il professionismo femminile, così come il ciclismo seppure con dei minimi. Di Professioniste di golf ce ne sono e vincono in tutto il mondo. Si parla poi di quanto sia impossibile avere contratti, cosa non corrisponde al vero, in quanto ci sono centinaia di contratti per i diritti d’immagine, così come le calciatrici e tanti altri sport di squadra hanno comunque dei contratti con le società che rappresentano. Per quanto riguarda la maternità, inizialmente il Ministro Luca Lotti e, concretamente il Sottosegretario Giorgetti, hanno promosso un importante strumento governativo di sostegno alle Atlete. 

(((Questo provvedimento, che si può vedere dal link, secondo me è straordinario perché consente alle atlete, che rientrano nei requisiti, di avere da un lato le tutele dei lavoratori "professionisti" dipendenti, dall'altro le agevolazioni fiscali (non è il termine corretto ma rende l'idea) degli sportivi dilettanti. )))

Il punto che rimane, come si può vedere, non è tanto sostanziale, quanto formale e una modifica della 91/81 può avere sicuramente un beneficio d’immagine per dire che si sta “lavorando" invece che “giocando”, tuttavia lo status di Atleta va al di sopra della differenza tra dilettante e professionista perché per ogni prestazione parlano punti, metri, cronometri, etc…. 

Il professionismo come status è gratificante da un lato ma estremamente pericoloso dall’altro perché assumere dei o delle professioniste comporta un esborso economico nettamente maggiore per le società e, in alcuni casi, per gli sponsor. Sarebbe utopistico che gli investimenti nel mondo sportivo raddoppiassero dall’oggi al domani - questo è circa il rapporto che servirebbe per mantenere uguali entrate nette tra dilettanti e professionisti -  e, ancora di più, pensare che da questo maggior esborso per società e sponsor ne possano beneficiare le Atlete che, con tutta probabilità, vedrebbero ridotti i loro compensi/stipendi per far fronte alle maggiori imposte. 

Già che ci siamo perché non seguire gli esempi di Melinda Gates, concentrandosi sui problemi concreti e farlo come ci insegna Sofia Goggia nella sua lettera, ovvero mettendo da parte i preconcetti, le ideologie e gli interessi di parte, per fare squadra attorno a tutti i nostri Atleti ed ottenere sempre più successi, che implicano un Paese molto più sportivo e più investimenti nel nostro mondo. Partiamo da qui. Viva lo Sport!